È un compito arduo quello di scrivere un articolo nella Giornata Internazionale della Democrazia 2021, perché c’è il rischio o di scrivere la solita sbrodolata di banalità, partendo dalla democrazia ateniese per arrivare ai nostri giorni, magari condendo il tutto con qualche richiamo alla situazione estera, tipo l’Afghanistan, così da fare una bella autocelebrazione. Oppure c’è il rischio di passare per sostenitori di qualche dittatura o del ritorno di qualche forma di monarchia. D’altra parte il dibattito pubblico degli ultimi decenni non fa altro che dicotomizzare: o sei per la posizione A o per la posizione B. Stop. Bandite le sfumature. Questo invece sarà un articolo ricco di sfumature. Se c’è una cosa che mi hanno insegnato i miei studi di antropologia culturale è che l’esistenza stessa è fatta di sfumature, più di quante se ne possa immaginare. Per conoscerla occorre guardarle, le sfumature, invece che negarle e dicotomizzare attraverso operazioni di riduzionismo culturale e sociale (che lascio a certe fazioni politiche).
Che cos’è nel 2021 la Giornata della Democrazia?
Per cominciare voglio partire da un estratto del breve discorso di António Guterres, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, fatto durante la giornata della democrazia del 2020: «La crisi attuale sta anche evidenziando – ed esacerbando – ingiustizie a lungo trascurate […]. Al di là delle pesanti ripercussioni sul piano umano, tali disuguaglianze costituiscono in sé una minaccia per la democrazia.». Perché partire con questa citazione? Perché non scegliere qualcosa di più confortante e positivo?
Da tempo ormai l’idea di democrazia (e sottolineo “l’idea”) è stata usata, attraverso la sua accezione positiva di partecipazione allargata, come un vessillo ideologico per giustificare anche ciò che non è democratico, come una guerra. Allora è bene sgomberare il campo ad un fraintendimento troppo spesso presente: democrazia non significa automaticamente annullare ingiustizie e disuguaglianze. Gli stessi ateniesi, mentre gestivano democraticamente la loro città, escludevano la maggioranza degli abitanti di Atene. Non serve andare fino alla Grecia antica per trovare i punti oscuri del sistema democratico, basta fare un giro nella democraticissima Europa o nella terra che più di tutte si ammanta del vessillo della libertà e della democrazia, gli Stati Uniti d’America.
I problemi nell’idea della Giornata della Democrazia
Il problema di fondo è che l’idea di democrazia prevederebbe due elementi fondamentali, ossia (citando la Treccani): 1. «a ogni cittadino la partecipazione, su base di uguaglianza, all’esercizio del potere pubblico» e 2. «si fonda sul principio della sovranità popolare, sulla garanzia della libertà e dell’uguaglianza di tutti i cittadini». La partecipazione all’esercizio del potere non può considerarsi solo la possibilità di andare a votare durante le elezioni e nel resto del tempo ricevere istruzioni sotto forma di leggi, decreti, ecc, altrimenti è un esercizio di potere fortemente limitato.
Altrettanto evidente è che il concetto di uguaglianza è ben lontano dalla sua applicazione effettiva. Non solo non c’è uguaglianza tra i cittadini, elemento confermato a più riprese da report sociali ed economici, ma andrebbe anche esaminato il confine stesso del concetto di “cittadinanza”, attraverso il quale è possibile emarginare un numero considerevole di persone. Aggiungo un’altra considerazione: ci si è ormai abituati a considerare ontologica l’idea che, in un sistema democratico, la maggioranza abbia ragione. Così però si escludono anche coloro che partecipano all’esercizio del potere pubblico ma che, appartenendo ad una minoranza, finiscono automaticamente nel torto. Ecco l’immagine dell’attuale applicazione della democrazia all’interno di quei paesi considerati baluardi di democrazia.
Le valutazioni sul secondo punto sono ancora più avvilenti: sovranità popolare come garanzia di libertà ed uguaglianza. Sulla parola e sul concetto di libertà bisognerebbe aprire un capitolo a parte che sarebbe estremamente lungo. Di uguaglianza se ne parla decisamente meno, perché sarebbe davvero difficile far passare per egualitario ciò che non lo è. Mentre con l’idea di libertà questo sembra riuscire a meraviglia.
La salute della Democrazia
Insomma, senza farla lunga, se la democrazia è la strada che si vuole percorrere e che si ritiene di voler continuare a percorrere, allora sarebbe onesto dire che questa democrazia non gode di buona salute. Le diseguaglianze sociali vanno crescendo sempre di più. E così le differenze economiche, sempre più accentuate, l’accesso all’istruzione, alla sanità ed ai servizi pubblici, l’accesso a forme di aiuto e assistenza in situazioni difficili, fino allo stesso accesso al concetto di cittadinanza. Non solo, ma le ingiustizie sono sempre più diffuse, e non c’è da stupirsi se la direzione presa a livello politico-economico, è quella del liberismo più bieco. L’unico modo per una minoranza che subisce ingiustizie è quella di diventare un possibile mercato per interessi economici; forse, e non è neanche detto, si riesce a conquistare un minimo di spazio sociale per chiedere maggior rispetto.
Il denaro dirige la politica, orienta le scelte, seleziona i temi di interesse da affrontare o quelli da lasciare da parte. Ma il denaro, che dovrebbe essere mero strumento, come può essere democratico se l’1% più ricco detiene metà della ricchezza del mondo (dati dell’Oxfam)?
Per una Giornata della Democrazia reale
Nella Giornata Internazionale della Democrazia, per poter essere davvero democratici, e non dirlo e basta, occorre desiderare e fare scelte (politiche, sociali, culturali, ecc.) che vadano nella direzione dell’abbattimento delle disuguaglianze e delle ingiustizie. Altrimenti “democrazia” e “libertà” sono solo orpelli per discorsi vuoti.