Il mondo dell’intrattenimento è in continua evoluzione e la sua ultima incarnazione, lo streaming, sta raggiungendo livelli che fino a pochi anni fa sarebbero stati impensabili.
Diciamo la verità: a chi non piace, di tanto in tanto, mettersi comodo e godersi qualche bel film o serie in totale relax? Sono certo che molti di voi fanno parte di questa categoria, sia che si tratti di una pausa quotidiana dopo il lavoro o di passatempo occasionale. Oggi inoltre chiunque può trovare sempre qualcosa da guardare, grazie ai vari servizi di streaming come Netflix, Prime Video e Disney+: con essi infatti è possibile avere accesso in ogni momento ad un catalogo praticamente sconfinato di titoli semplicemente connettendosi ad una rete con un qualsiasi dispositivo.
Se guardiamo alla cosa in prospettiva però ci rendiamo conto che fino a circa una trentina di anni fa una cosa del genere era impensabile: per godersi un qualsiasi tipo di video le opzioni erano perlopiù andare al cinema o accontentarsi di ciò che veniva trasmesso in TV. Com’è che in un lasso di tempo così breve siamo passati dal videoregistratore come massimo strumento di riproduzione video addirittura al cloud gaming? Vediamo insieme il percorso che ha portato alla creazione dello streaming per come lo conosciamo oggi.
Un’evoluzione lunga quarant’anni
In principio era la vhs: chi oggi ha meno di 25 anni probabilmente avrà solo sentito parlare di questo ormai vetusto supporto che, assieme al ben più misconosciuto betamax, era il principale veicolo di diffusione di film e serie tv tra l’inizio degli anni ’80 e la prima metà degli anni ’90. Dato che si trattava di una tecnologia piuttosto delicata, tendenzialmente costosa e facile da clonare, fornire servizi di video “on demand” era tutt’altro che semplice e la soluzione migliore, in termini di distribuzione di massa, era quindi quella dei negozi di videonoleggio, anche se ci furono comunque tentativi di vendita e noleggio di vhs per corrispondenza.
Per dare davvero il via a quella rivoluzione dei media che successivamente si sarebbe evoluta nei moderni servizi di web streaming serviva dunque un altro mezzo di distribuzione, qualcosa di meno fragile e più a buon mercato. La risposta arrivò nella forma del CD e, poco tempo dopo, del DVD: un supporto leggero, compatto e in grado di diversi tipi di media mantenendo comunque una qualità di riproduzione superiore. È proprio in questo periodo che nasce Netflix, quello che oggi tutti conosciamo come il maggiore fornitore di servizi streaming a livello globale… nelle vesti di un semplice servizio di noleggio DVD e videogiochi per posta.
Da qui in poi il processo evolutivo della distribuzione al dettaglio ebbe una brusca impennata, viaggiando di pari passo con quella che era la digitalizzazione dei media: nel giro di 10 anni i DVD vennero rimpiazzati dai Blu-Ray, ancora più capienti, e trovarono un agguerritissimo nuovo concorrente in Youtube, l’allora neonato primo vero servizio di streaming video al mondo, a cui si affiancarono velocemente molte piccole piattaforme pirata che sopravvivono tutt’oggi. Il decennio dal 2010 al 2020 ha infine visto lo sviluppo dei sistemi che oggi utilizziamo quotidianamente e che la fanno attualmente “da padrone” nel panorama dell’entertainment, con decine di milioni di abbonamenti attivi in tutto il globo.
Non solo streaming video
Quello che abbiamo visto finora riguarda il fenomeno dello streaming principalmente dal punto di vista video, anche perché è in questo campo che il settore ha visto i maggiori progressi, ma in realtà lo streaming ad oggi non si limita certo a film e serie tv: con il progredire della tecnologia e la diffusione di reti di trasferimento dati sempre più veloci sono moltissimi i media che sono continuamente accessibili attraverso la rete.
La musica è sicuramente il secondo tipo di contenuto più gettonato tra i tanti disponibili: servizi come Spotify, Youtube Music e iTunes mettono a disposizione dei propri utenti cataloghi contenenti quasi ogni brano che sia mai stato pubblicato, oltre a tutta una serie di ultime novità uscite direttamente in formato digitale. In questo caso il modello di business è più simile a quello di Youtube rispetto ad altre piattaforme, con la possibilità di creare sia account gratuiti che premium a discrezione dell’individuo.
Un altro tipo di streaming poco conosciuto ai più riguarda libri e fumetti: per quanto infatti la maggior parte di questa categoria di media venga venduta sotto forma di ebook ci sono anche reader online che permettono di leggere ogni tipo di testo senza dover necessariamente salvare sul proprio dispositivo il file corrispondente. Si tratta comunque di una soluzione di nicchia, in quanto nella maggior parte dei casi queste pubblicazioni sono già ottimizzate al massimo e difficilmente le loro dimensioni costituiscono un problema per la memoria di un dispositivo odierno.
L’ultima novità in ordine cronologico in fatto di streaming sono i videogiochi, grazie al cosiddetto cloud gaming offerto da servizi quali Google Stadia, Playstation Now e Xbox Game Pass: se fino ad oggi infatti erano necessarie l’installazione del software o la presenza di un supporto fisico perché il PC o la console fossero in grado far girare il programma in questione, adesso tramite questo sistema è possibile godere di un parco titoli enorme su più dispositivi in completa mobilità… a patto ovviamente di avere una connessione sufficientemente potente.
Insomma lo streaming si sta sempre più affermando come il principale sistema per usufruire di qualsiasi tipo di media in qualunque momento, in quanto la sua unica reale limitazione è costituita dalla necessità di una connessione alla rete. Non possiamo ancora essere certi di come si svilupperà la situazione da adesso in poi, ma la cosa di cui possiamo stare sicuri è che lo streaming continuerà sempre a perfezionarsi per divenire il sistema di distribuzione e fruizione di media più efficiente di sempre.