Quanto i social condizionano la comunicazione politica? In questo articolo, Angelita vi spiegherà quanto questo sia importante!
Nel precedente articolo di Brave Solutions vi avevo parlato dei movimenti Social e della nascita dei fenomeni di massa. Relazioni social e movimenti sociali – Brave Solutions
L’informazione e la comunicazione on line danno ormai modo di approfondire questo argomento praticamente quasi senza sforzo.
Oggi mi piacerebbe parlarvi di quanto i social condizionano la comunicazione politica, entrando nelle maglie della condivisione in rete di tutti gli aggiornamenti su temi non solo di attualità ma appunto, nello specifico, politici.
Infatti, il caso di cui mi farebbe piacere parlarvi oggi è proprio un evento di cronaca verificatosi non più di un mese fa, famosissimo ahimè per risvolti non belli, ovvero l’attacco Israeliano in Palestina.
Quanto i social condizionano la comunicazione politica?
Potremmo considerarlo uno dei tanti ma probabilmente è davvero diverso dai precedenti.
Negli anni 90 attendevamo il lancio della notizia nei TG nazionali, come dimenticare quello della guerra del Golfo su Rai3 con la diretta di Emilio Fede.
Dieci anni dopo abbiamo cominciato a confrontarci con le dirette dai luoghi delle esplosioni… Il pomeriggio più lungo in mia memoria rimane l’esplosione delle Torri Gemelle a New York.. stavolta la diretta .
E le infinite live legate a tali notizie.
Ogni evento di cronaca ha avuto negli anni un diverso canale mediatico e tecnologico per essere raccontato, fino a giungere allo stile attuale, anch’esso quasi dematerializzata, digitalizzato, “socializzato”
Nel decennio 2010, rispetto ai decenni precedenti è avvenuto un ulteriore passaggio nella rivoluzione tecnologica.
È quella che bussa al mondo della rete ma che mantiene ancora forti legami con lettori dvd, dirette televisive che iniziano ad essere anche lunghissime, ed enfasi a notizie di cronaca come il terremoto e lo tsunami di Fukushima.
Che non ha commenti sui Social ma che viene pubblicato sul web. Un modo di parlarne quasi contemporaneo, se non fosse stato per l’assenza degli smartphone.
E poi l’evento di cronaca con cui apro questo articolo. Di violenza, come nei precedenti conflitti tra Palestina e Israele, se non fosse stato caratterizzato da un elemento non indifferente e rintracciabile in un mood of speech attualissimo. (
La presa su posizione sui Social, l’analisi tramite sondaggi, retweet, condivisioni da parte degli estimatori e dei detrattori dell’una o dell’altra posizione.
Ecco, anche le guerre passano da una naturale notizia di cronaca alla definizione di trend e opinion leader.
Stra digital, social, anche loro.
Coerente con la definizione delle masse dello scorso mese? O parametro per pesare la totale libertà di pensiero e bilancio dei pesi ed equilibri anche su temi che dovrebbero essere trattati in linguaggio “politichese”?
Forse anche questo vocabolario esclusivo è diventato nazionale popolare. Non esprimo un giudizio di merito, ma quanta quanta strada ha fatto la comunicazione da quel famoso decennio 90 ad oggi… E chissà, ancora, che mainstream avremo a disposizione tra 10 anni e chissà in che modo verranno comunicati e digeriti i fatti di cronaca… Forse con un processore o tramite la realtà aumentata! Chi vivrà vedrà…