La prima volta che ho sentito parlare di Telegram è stato da parte di un mio amico, il quale tentò di convincere me e il resto del gruppo ad adottare quel sistema di messaggistica per tenersi in contatto.
Parliamo di alcuni anni fa, quando davvero si sapeva poco o nulla di questo programma. In sostanza, era la versione alternativa e underground di WhatsApp che quasi nessuno conosceva e, soprattutto, usava.
Ma allora, mi domandai e gli domandai “Perché usare Telegram? Che senso ha se già c’è WhatsApp che funziona?”
Domanda quasi del tutto inutile visto che il soggetto in questione è uno di quelli che usa Ubuntu sul pc e quindi tende sempre a sperimentare le strade meno battute.
Alla fine ognuno di noi del gruppo scaricò Telegram. Ora posso dire che aveva pienamente ragione nella sua scelta iniziale e, sbilanciandomi ulteriormente, posso affermare che, se non fosse per alcuni obblighi, WhatsApp l’avrei già disinstallata da tempo.
Telegram: un po’ di storia
Prima di spiegare il perché di questa mia adesione, provo a dare qualche informazione che serve soprattutto a delineare il contesto di ciò di cui stiamo parlando. Telegram nasce nel 2013 per opera dei fratelli Durov. Il nome potrà non dire nulla, ma sono coloro che nel 2006 hanno creato il social network più usato in Russia e in molte delle ex repubbliche sovietiche (l’attuale CSI). Quindi non esattamente due sprovveduti o sconosciuti programmatori.
L’origine di questa app non è soltanto un’informazione di contorno, ma è la testimonianza di uno spostamento degli equilibri mondiali. Se fino a non molto tempo fa la tecnologia software aveva una precisa origine – ossia il grande calderone del mondo nord-atlantico – con gli USA in posizione predominante, negli ultimi anni, come in molti altri settori, l’asse si è spostata ad est, con protagonisti Cina (Tik Tok vi dice nulla?) e Russia.
Telegram, al contrario di WhatsApp è partita come gratuita e gratuita lo è sempre rimasta; prima grande differenza. Nel tempo questa applicazione è stata capace di guidare l’innovazione delle app di messaggistica, costringendo il suo principale competitor, ossia WhatsApp, ad inseguire costantemente. Questo ha permesso a Telegram di sviluppare un sistema di intrattenimento e di costruzione di reti sociali. E qui veniamo al nocciolo del mio punto di vista.
Solo un sistema di messaggistica? No, un vero social network
Non mi soffermo sul discorso della crittografia, della privacy e della sicurezza perché non sono campi nei quali sono ferrato e finirei per fare un copia-incolla di qualcosa detto da altri. Dal mio punto di vista e per la mia esperienza personale Telegram permette un’esperienza di relazione e di espressione di sé decisamente maggiore di WhatsApp.
Comincio con un aspetto che ho trovato fantastico, ossia la possibilità di creare un account Telegram senza l’obbligo di usare il numero di telefono. Questo significa che si possono creare più account per diverse esigenze (ad esempio un account dedicato solo al lavoro ed uno per la vita privata).
Ma soprattutto questo significa poter entrare in contatto con le persone (singolarmente o all’interno di un gruppo) senza la necessità di condividere con loro il numero di telefono. Quando misi un annuncio per trovare persone con il mio stesso hobby, fu molto pratico poter dare loro il nickname del mio account senza il bisogno di far sapere il mio numero.
Una volta che i contatti sono stati stabiliti, sia con la propria rubrica che con utenti, le possibilità sono davvero ampie. Prima di tutto c’è la classica conversazione tra due persone, poi ci sono i gruppi ed infine i canali.
Detta così sembrerebbe del tutto uguale a Whatsapp, ma per ciò che riguarda le conversazioni a più persone, il numero massimo di utenti che si possono inserire è di 200mila, in pratica come inserire tutti i residenti di Parma in un solo posto. So che l’idea potrebbe sembrare delirante, ma all’interno dei gruppi si possono anche limitare le possibilità di interazione, ad esempio rendendo il flusso di messaggio più lento. In questo modo, e con utenti disciplinati, si possono organizzare conversazioni comuni ed eventi importanti.
Se il gruppo è una chat condivisa fra più di 2 persone, nel quale tutti possono partecipare alle discussioni e, per necessità di gestione, nel quale alcuni utenti, chiamati amministratori, hanno privilegi particolari, Telegram ha introdotto i canali. Un canale è, come dice la parola, un flusso di contenuti che parte da una fonte, ossia il proprietario del canale verso gli utenti che li ricevono, molto simile come concetto ad un canale TV o radio, dove chi trasmette propone contenuti a chi guarda e ascolta.
Questo tipo di rapporto sarebbe soltanto ad una via, tra chi invia i contenuti e chi li riceve e ne fruisce. Di canali ce ne sono a bizzeffe: tra coloro che propongono sconti su vari articoli, a canali di informazione, di intrattenimento. Ho detto che il tipo di rapporto “sarebbe” ad una via, questo perché Telegram, però, non si è fermata a questa idea e poco tempo fa ha introdotto la possibilità dei commenti ai contenuti dei canali.
Ciò significa che per un produttore di contenuti, un’azienda, una web agency, unə influencer è possibile rimanere in contatto con il pubblico ma allo stesso tempo facendolo partecipare, come avviene con i social network.
La creatività la fa da padrona su Telegram
Persino all’interno delle conversazioni lo spazio per l’espressività è davvero ampio. Da tempo ormai le emoticon sono animate. Potrà sembrare una banalità ma considerate quanta strada si è fatta dal semplice due punti e chiusa parentesi “:)” a queste. In fondo le emoticon aiutano a restituire parte di quel linguaggio paraverbale di cui ci avevano privati i messaggi.
Alle emoticon si aggiungono gli sticker, ossia pupazzi e disegni (anche animati) che rappresentano alternative divertenti alle emoticon classiche.
Telegram permette di aggiungerne scegliendone tra una infinità, spesso tratte anche dalla cultura pop delle serie tv, videogames, ecc.
Molto più vasto di WhatsApp è anche il catalogo delle gif, anche queste ormai diventate vero e proprio modo di comunicare emozioni, stati d’animo e pensieri da parte dei millennial.
Potremmo fermarci qui, ma recentemente Telegram ha deciso di migliorarsi ancora. Il campo è quello audio. Che gli audio (gioia e dolore delle persone) si potessero mandare anche su WhatsApp è vero, ma Telegram ha introdotto le chat vocali per i gruppi e per i canali. Insomma, se Club House aveva ricavato la sua fortuna dalla novità, Telegram ha preso questa novità e l’ha resa alla portata di tutti.
Una APP che continua ad evolversi
Ultimo aggiornamento, rispetto alla stesura di questo testo, sono le videochiamate di gruppo. In sostanza le chat vocali possono diventare anche video, permettendo così di creare una piattaforma per eventi live dal momento che è possibile anche condividere il proprio schermo.
Una cosa in chiusura che mi sento di far notare è l’estrema semplicità con cui si riesce ad accedere a tutte le possibilità. I percorsi, i tasti, le opzioni sono rese semplici e gli avvisi di aggiornamento che Telegram manda sono sempre chiari nello spiegare le novità e come usarle. Se a questo si aggiunge che tutte le opzioni sono disponibili per tutti gli utenti e in maniera gratuita e che la lingua italiano è presente sia nella app che sul loro sito, posso dire che la possibilità di espressione e di comunicazione è davvero ampia.
Telegram sembra capace di prendere gli spunti e inserirli all’interno del proprio sistema in maniera ottimale, senza per questo obbligare gli utenti a usarli o a imparare, per forza, cose nuove. C’è chi quindi ne farà un uso basico e chi deciderà di sperimentarne le potenzialità.
Un capitolo a parte meriterebbe sicuramente il tema della privacy: la possibilità di leggere le conversazioni altrui, la collocazione dei server di backup e l’accesso a questi dati. Non essendo io un esperto di reti, di sicurezza e di privacy, ho volutamente evitato l’argomento. Attenzione, non significa che non lo ritenga importante, anzi, semplicemente non sono la persona giusta per trattarlo.