Il co branding è una collaborazione tra due brand che permette ad entrambi di ottenere vantaggi reciproci
Definizione di co-branding
Prima di tutto che cosa è il co-branding? Per co-branding si intende universalmente una vera e propria partnership che coinvolge due brand differenti in una strategia di marketing comune. In questo caso si assiste ad una collaborazione commerciale tra imprese che producono e commercializzano insieme un prodotto che mischi insieme. Si crea così qualcosa che è più della somma dei valori e degli attributi dei singoli brand.
Per fare questo i brand coinvolti devono possibilmente essere complementari, compatibili e attrarsi o, nel peggiore dei casi, quanto meno non respingersi. Bisogna inoltre distinguere tra co-branding e co-marketing: nel co-branding i marchi coinvolti creano insieme un prodotto/servizio completamente nuovo, mentre nel co-marketing i marchi si limitano ad una generica e temporanea alleanza di risorse e competenze.
I vantaggi del co-branding
Abbiamo quindi appurato il significato del termine “co-branding”, ma quali sono in pratica i vantaggi di una campagna di co-branding? Vediamoli assieme:
Maggiore visibilità
Un prodotto o una campagna di co-branding aumenta l’esposizione di ogni marchio al pubblico di destinazione del partner. Questo effetto avviene a causa della sovrapposizione del pubblico: i consumatori fedeli di un brand, spinti dalla fiducia e dalla curiosità, proveranno il nuovo prodotto o servizio, anche se non avrebbero mai preso in considerazione il secondo brand da solo.
Allargamento del mercato
Il co-branding è più efficace quando aziende diverse si uniscono per elaborare un piano di marketing comune. Infatti difficilmente due imprese appartenenti a settori diversi avranno una clientela sovrapposta, per cui di fatto ognuno dei brand coinvolto accede ad un pubblico e ad un mercato nuovi. In questo modo si consente a ciascuna base di clienti naturale di conoscere l’altra azienda.
Aumento delle vendite
Il vantaggio più immediato e certamente più percepibile nel breve periodo è senza dubbio l’aumento delle vendite. Creando un prodotto nuovo, promosso da due brand distinti e posizionato su fasce di mercato più ampie è normale che le vendite, in generale, siano più alte della media e, come già spiegato prima, i clienti sono più propensi all’acquisto in quanto fidelizzati da una marca e incuriositi dall’altra.
Esempi di co-branding
Apple e Nike: come creare una rivoluzione
Partiamo subito con una collaborazione ai massimi livelli. Nel 2006 nasce l’iniziativa di co-branding tra Nike e Apple con la produzione dell’iPod Nike+ per cambiare il modo in cui le persone corrono. Il successo è così travolgente che nel 2016 l’iniziativa viene rinnovata e nasce così l’Apple Watch Nike+, dispositivo che unisce i cinturini Nike Sport all’Apple Watch Series 2 dotato di GPS, display luminoso e processore dual core. Si tratta di un dispositivo pensato per la corsa, dai maratoneti a chi corre solo per passione.
Fendi e Rummo: i partner che non ti aspetti
Le partnership più interessanti sono sempre quelle che uniscono marchi che operano in ambiti totalmente diversi, ma che trovano terreno comune sulla base di valori profondamente radicati in entrambi. La collaborazione fra Fendi e la pasta Rummo ad esempio può risultare bizzarra ad una prima occhiata, ma nasce da: entrambi i marchi infatti sposano i concetti di artigianalità e Made in Italy, quindi il connubio da un lato sorprende e dall’altro risulta completamente sensato e vincente.
Philadelphia e Milka: un co-branding poco riuscito
Dopo questi due esempi di co-branding riuscito è tempo di analizzare come quello tra Philadelphia e Milka. Stando alla teoria, questo co-branding avrebbe dovuto essere un successo clamoroso: si parla infatti di due brand del settore food, con valori simili e con clientela non sovrapposta (rispettivamente salato e dolce). Il fiasco in questo caso è stato causato dal prodotto creato per questa operazione: sebbene infatti gli italiani trovino sfiziosi i prodotti di entrambe le marche, l’associazione di formaggio e cioccolata è risultata indigesta per la maggior parte dei clienti. Si tratta della dimostrazione lampante che non basta mettere insieme due marche di successo per creare una campagna efficace.
Siamo quindi arrivati alla fine della nostra introduzione al co-branding. Se siete interessati ad altri tipi di branding, in un nostro precedente articolo abbiamo esaminato nel dettaglio l’employer branding. Tornando a noi, voi che ne pensate del co-branding? Credete che possa essere una strategia utile per qualsiasi azienda?
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