Facebook, Instagram e Whatsapp, le tre piattaforme di punta della Facebook Inc., sono andate contemporaneamente in down per ben 7 ore, gettando nella confusione il mondo intero.
IL 4 Ottobre 2021 è una data che il mondo non dimenticherà tanto presto: in questa giorno infatti il mondo intero ha scoperto, nella maniera più diretta, cosa succederebbe se d’improvviso Facebook, WhatsApp e Instagram smettessero di funzionare. Per ben 7 ore i server della Facebook Inc. sono rimasti down, lasciando gli utenti di ogni parte del mondo a chiedersi cosa stesse succedendo. Capirete bene che noi, in quanto digital social webart agency, siamo stati colpiti da questa situazione molto più del normale e questo mi ha dato modo di riflettere su alcune cose… ma prima vorrei raccontarvi come abbiamo vissuto questa esperienza.
Cronache d’ufficio
Ore 17:30. Eravamo in ufficio come ogni martedì e stavamo effettuando una chiamata su Skype con un gruppo di nostri clienti. Ero insieme ad alcuni del team che si occupano in particolari di questi imprenditori veneti e, come di consueto, tenevamo i cellulari a portata di mano sia per tenere d’occhio eventuali messaggi di lavoro, sia per scambiarci appunti sulla call in simultanea. Stavo quindi scrivendo in diretta su WhatsApp alcune idee sulla strategia da adottare per la nuova campagna da presentare coordinati durante il meeting, quando mi sono accorta che i messaggi non stavano arrivando.
In un primo momento pensai che ci fossero dei problemi sulla linea, ma la call stava stranamente procedendo senza intoppi. Quindi tolsi l’audio un attimo e chiesi agli altri se avevano lo stesso problema: la risposta era sì, e panico. Lì iniziai un attimo a preoccuparmi, ma dato che il dovere chiamava e i clienti erano ancora in linea misi da parte la questione e dissi a tutti di passare al canale Telegram per le varie comunicazioni. Alle 18:30 terminammo la call e quindi potemmo concentrarci sul problema.
Non ci volle molto a realizzare cosa stava succedendo: ogni servizio legato alla rete Facebook era bloccato. Tutte le pubblicazioni programmate su Facebook e Instagram erano saltate, le chat di team WhatsApp relative agli andamenti sui clienti inutilizzabili e non potevamo sapere se i committenti erano a conoscenza della cosa. Qui, mi diverte, ora, ammetterlo, per un attimo ci colse il panico: eravamo ancora in pieno orario di lavoro e non avevamo idea di come poter fare per rimediare. Fortunatamente fu questione di pochi minuti: non appena smaltito lo “spavento” ci attivammo subito per verificare quello che restava da fare e come procedere.
Tra Telegram, SMS, telefonate, Twitter e diversi altri mezzi alternativi ci mettemmo di buona lena per tentare di aggiustare le cose. Devo dire che, in mezzo a tutto questo caos per cercare di correre ai ripari, non sono mancate nemmeno le teorie del complotto: dato che la stessa mattina era uscito un articolo riguardo una ex-dipendente di Facebook che avrebbe lanciato pesanti accuse alla compagnia per comportamenti non etici, alcuni stavano cominciando a collegare le due cose. Noi però non ci siamo fatti condizionare da questo pensiero e siamo andati avanti.
Sia come sia, alle ore 20.00 riuscimmo a finire di sistemare tutto: avevamo avvisato tutti i clienti dell’impossibilità di pubblicare su alcuni canali per cui ci pagano questo servizio e, finalmente, potevamo tirare giù la serranda dell’ufficio. Ancora un po’ frastornati arrivammo alla porta, ci salutammo con tristezza e ci incamminammo verso le macchine per guidare fino a alle rispettive case. Avevamo superato la giornata e sapevamo che era solo questione di tempo prima che tutto tornasse alla normalità, ma negli sguardi di tutti però si poteva leggere la stessa domanda: per quanto ancora la rete di Facebook sarebbe rimasta down? Riflessioni che mi accompagnarono per tutto il viaggio di ritorno, pensavo a scenari apocalittici: e se Facebook sparisse che ne sarebbe dei miei ragazzi? E allora subito a creare con la mia mente nuovi social network, i pensieri creano la realtà.
Riflessioni del post-down
Come vi dicevo a inizio articolo questa situazione particolare mi ha portato a riflettere su diverse cose: una volta a casa, a mente fredda, ho cominciato a realizzare a pieno la portata di quello che era accaduto e sono giunta a due conclusioni, una di tipo professionale e l’altra di natura personale. Dal punto di vista lavorativo mi sono resa conto di quanto tutti noi ormai dipendiamo enormemente dalla rete di Zuckerberg: per noi che operiamo nel settore della comunicazione la cosa è ancora più pronunciata, ma questo è un fatto che riguarda ogni tipo di attività.
Ci siamo talmente abituati ad usare Facebook, Instagram e WhatsApp che adesso li diamo per scontati: se ad esempio dobbiamo creare una chat di lavoro pensiamo subito a WhatsApp, quando si parla di social il primo che viene alla mente è ovviamente Facebook e così via. In realtà però camminiamo quasi tutti sul filo del rasoio: se per caso da un giorno all’altro la rete internet per qualche motivo imprevedibile crollasse, cosa faremmo? Ve lo dico io: ci troveremmo tutti in grossi guai.
Per fortuna noi siamo professionisti: lavoriamo sul web a tutto tondo e operiamo su diversi canali che non sono influenzati dalla rete di Facebook, come ad esempio LinkedIn e Twitter, TikTok e i canali podcast. Chi invece, per comodità o pigrizia, non ha voluto discostarsi dall’universo delle piattaforme con sede a Menlo Park ha ora avuto modo di sperimentare le conseguenze di questa scelta. Non è detto inoltre che quanto è successo non possa ripetersi in futuro, forse anche in maniera peggiore: questo dimostra quanto sia necessario diversificare e tenere sempre pronta una “rete di sicurezza”.
Parlando invece della sfera privata quella sera, per la prima volta da tanto tempo, mi sono sentita libera: senza WhatsApp da tenere d’occhio e così tanti social da controllare ho potuto dedicare un po’ di tempo a me stessa senza il pensiero del lavoro. È in quel momento che mi sono davvero resa conto di come ormai non ci sia più un vero stacco tra lavoro e vita privata: con il fatto che ogni persona è sempre rintracciabile in qualunque momento e che si può lavorare anche da casa, ormai la divisione vita privata/lavoro è interamente affidata all’autodisciplina, sia che si parli di dipendenti che di imprenditori.
Questo tipo di stress ci porta via costantemente tempo ed energie, anche quando si suppone che dovremmo invece riposarci per affrontare le fatiche del giorno dopo al lavoro. Il rischio è quello di diventare schiavi della tecnologia piuttosto che usarla per migliorarci la vita: se non poniamo dei limiti a quando e come adoperare smartphone, social e chat di lavoro potremmo non avere più una vera vita da goderci una volta tornati a casa. Sta dunque a noi mettere un freno a questo tipo di abuso tecnologico.
In conclusione posso dire che questa esperienza è stata in un certo senso stressante ma anche istruttiva: mi ha permesso di rimettere in prospettiva delle cose a cui forse non davo più la giusta attenzione. Da oggi in poi penso proprio che, se Facebook, Instagram e WhatsApp andranno nuovamente down, non credo la vedrò come una cosa negativa.
Del resto, i problemi sono sempre dietro l’angolo, basta vedere cosa è successo con Twitch nei giorni scorsi – ma questa è un’altra storia.
E’ solo questione di tempo prima che un altro down ci faccia rivalutare le cose?