Le fake news sono ormai una costante sul web, nonostante tutti gli sforzi fatti da svariati governi e dalle grandi multinazionali del settore
Nulla è valso contro di loro: per quanto ci sia sforzati di bloccarle, segnalarle o farle proprio sparire esse sono rimaste lì, inamovibili e sempre più assurde. Stiamo parlando delle , le bufale del web che negli ultimi anni hanno fatto discutere tutto il mondo. Tutti sono intervenuti per tentare di mettere un freno alla cosa: governi, enti internazionali, compagnie del settore e molti altri ma non c’è stato niente da fare. Ad oggi, nell’ultimo quadrimestre del 2021, le fake news sono ancora presenti e sempre più diffuse.
Social e fake news
Immaginate la scena: vi siete svegliati da poco, state prendendo in tutta tranquillità il vostro caffè e aprite distrattamente Facebook per dare un’occhiata ai feed prima di andare al lavoro. Mentre il vostro cervello è ancora intento a cercare di contrastare il sonno, il vostro occhio cade su un post sperduto in mezzo agli altri: il virus del covid-19 è stato prodotto da una sotto-cellula di Al Qaeda… o qualcosa sulla stessa falsariga, con tanto di articolo “informativo” a correlare la notizia.
Tutto questo vi suona familiare? Dovrebbe, dato che è una scena ormai comune per la maggior parte delle persone. Da alcuni anni a questa parte infatti le fake news hanno cominciato a infestare i feed dei vari social, oltre che il resto del web. Queste fandonie digitali, a volte apparentemente plausibili e altre palesemente assurde, sono diventate una spina nel fianco per l’intero ecosistema della rete: tra la disinformazione e l’odio che spesso queste veicolano, sono molti quelli che, tra utenti e imprese, hanno subito un danno a causa di tali notizie false.
Com’è possibile però che queste panzane elettroniche riescano a circolare senza alcun controllo e attecchiscano così facilmente? Questo si deve soprattutto agli algoritmi di tracciamento e profilazione presenti su tutti i social: analizzando infatti le ricerche e le scelte di ogni profilo lo scopo di questi programmi è di proporre all’utente finale esattamente ciò che egli vuole vedere. Se, per ricollegarci all’esempio di prima, una persona cerca informazioni riguardo i vaccini contro il covid-19 e si sofferma di più sui post che li screditano, l’algoritmo terrà conto di questa cosa e gli proporrà sempre più contenuti inerenti a questi suoi interessi in un circolo vizioso.
Per i produttori di fake news l’introduzione di questo sistema è stato una manna dal cielo. Grazie a questo espediente essi non devono più creare migliaia e migliaia di bufale, sperando che almeno una tra quelle diventi virale: ora gli basta far sì che la persona giusta legga la giusta fandonia. A quel punto entrano poi in gioco i meccanismi di condivisione e aumento di visibilità tramite i like, dove proprio gli stessi lettori continuano a diffondere ancora di più la fake new attraverso la loro rete di contatti, in maniera non dissimile da un’infezione.
Interessi miliardari
Capito come funziona il meccanismo di diffusione delle fake news uno potrebbe chiedersi per quale motivo queste vengono pubblicate: che vantaggio ne trae chi le scrive? Spiace dirlo, ma i motivi sono gli stessi di sempre: influenza e, soprattutto, soldi. Ci diffonde queste false informazioni sul web a volte lo fa con l’intento di influenzare l’opinione pubblica per ragioni ideologiche o politiche, ma nella maggior parte dei casi l’interesse dietro le fake news è di tipo esclusivamente economico.
Tramite il sistema della pubblicità automatizzata i siti che ospitano questo tipo di articoli possono guadagnare attraverso il traffico che le fake news generano: dato che si tratta di un processo che non offre informazioni chiare e complete alle aziende su dove esattamente compaiano le loro pubblicità, esse spesso non hanno idea di cosa stanno effettivamente finanziando. Le piattaforme per la pubblicità programmatica si limitano a incrociare domanda e offerta, dando risalto ai siti con maggiore affluenza indipendentemente da cosa questi pubblichino.
Tanto per darvi un’idea delle cifre di cui parliamo vi basti sapere che in questi giorni una ex-manager di Facebook, tale Frances Haugen, ha parlato di fronte al Senato degli Stati Uniti per presentare varie accuse contro la compagnia. Secondo la sua testimonianza il colosso di Menlo Park farebbe coscientemente circolare le fake news, nonostante abbia a disposizione i mezzi per bloccarle, a causa degli enormi profitti che generano. Ora, considerando che la Facebook Inc. è una delle compagnie più ricche dell’intero pianeta, non penso servano ulteriori chiarimenti.
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Con simili interessi in ballo non stupisce allora che le fake news continuino a resistere: finché ci saranno capitali del genere a finanziare questo mercato delle falsità non ci si può aspettare che le cose cambino dall’oggi al domani. L’unica opzione realistica è far sì che tutti si impegnino per spezzare questo ciclo: dal lato degli utenti ci dovrebbe essere maggior consapevolezza e coscienza, mentre le aziende dovrebbero evitare di finanziare le bufale online, sia pure inavvertitamente, magari servendosi di più dell’intelligenza umana e meno di quella artificiale in ambito pubblicitario.
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